Tornano le avventure di Vitariello che incessantemente è alla ricerca della preziosa ricetta del bocconotto. “I bambini migranti ovvero sulle tracce del bocconotto perduto- volume 2” è il sequel del primo libro di Giuseppe Mazzilli pubblicato sempre dalla casa editrice BookSprint e fruibile nella duplice veste del libro cartaceo e dell’e-book.
1. Che cos’è per Lei scrivere, quali emozioni prova?
Scrivere, per me, è un ritorno al passato. Mi fa ricordare le discussioni accese, interminabili, che si facevano negli anni a cavallo del sessantotto, quando ero studente serale e pensavamo a cosa fare per migliorare la scuola e la società. Mi fa ricordare le discussioni animate che si facevano, sempre negli anni sessanta, per conquistare i diritti sul lavoro. Io le ho vissute entrambe da protagonista. In quel periodo storico si discuteva di tutto con tutti però, pur partendo da posizioni diametralmente opposte, il dibattito era sempre rispettoso degli interlocutori e delle idee altrui. L'interlocutore non era considerato, necessariamente, un avversario da abbattere. Oggi non è più così. L'interesse verso i temi, sia politici che sociali, non attirano più di tanto.
Un romanzo in cui le avventure di Vitariello, uomo alla ricerca di una ricetta antica, si intrecciano con molte altre storie. “Sulle tracce del bocconotto perduto” è il libro di Giuseppe Mazzilli pubblicato dalla casa editrice BookSprint Edizioni e fruibile sia nella classica veste della brossura cartacea, che nel formato e-book.
1. Ci parli un po' di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?
Ho superato da un anno esatto il limite fatidico, di 66 anni e 3 mesi, per meritare l'ingresso al "club elitario" di pensionato per "vecchiaia" con vitalizio di 3 euro sotto la media nazionale e di poco sopra la soglia del "lauto vitalizio sociale". A fronte di una vita lavorativa che oggi supera 56 anni, con una media di 70 ore settimanali, si pone una domanda d'obbligo: "Come cavolo hai fatto?" In un paese dove si iniziava a far calcoli strategici con alchimie previdenziali, già al secondo anno di apprendistato, dove i più "capaci" si "facevano pensionare" dopo 18 anni di lavoro pubblico, con un vitalizio doppio del mio. Il fatto che avevo voti altissimi in matematica (8/9) anche all'Istituto Tecnico, aggrava semplicemente la mia indolenza.